Non si possono accettare i paesi frequentati abitualmente da orsi e altri animali. Nei filmati girati a iosa tra le case si vede, se si sa guardare, un’animale impaurito, in tensione, abituato a cercare dove sa che c’è cibo, ma con un’altissima e continua preoccupazione per salvare i propri cuccioli. E intanto giù a fare filmati. Sarebbe possibile interdire al web video fai da te sulla fauna italiana? Gli orsi debbono stare lontano dagli uomini e dalle loro abitazioni. Con questo comportamento è solo e sempre questione di tempo. O si trova lo sprovveduto che mette mano al fai da te, o si costruiscono le possibilità di incidenti gravi. Tutto questo accade per i simboli fasulli che come sempre molte associazioni, comuni della zona e moltissima stampa, creano. Si ricordi che Amarena NON ERA il simbolo del Parco. Come non lo era Carrito. Lo sono, invece, quegli esemplari di orso che fortunatamente riescono a rimanere invisibili. La specie orso TUTTA è il suo simbolo, come lo potrebbe essere la specie camoscio. E tante altre. Eleggere singoli animali, e non le specie, a simbolo è ancora una volta animalismo da raccolta fondi. Per questo non vanno tollerate tali libertà. Certo non possiamo imporre alla gente quanto amare, osservare, convivere con la presenza degli animali. Ognuno ha un modo suo, purtroppo molto spesso guidato da un concetto irrealistico della natura. Ma possiamo pretenderlo dagli amministratori dei Parchi stessi. Quindi attenzione! Chi vi dice che tali presenze nei paesi sono la “dimostrazione della convivenza pacifica raggiunta tra uomini e orsi” vi sta ingannando. Chiunque lo dica. Su una cosa soltanto, concordiamo col Direttore del Pnalm (Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise) Luciano Sammarone che, parlando dell’orsa Gemma e delle sue incursioni nel paese di Scanno, ha dichiarato: “se 30 anni fa non succedeva di incontrare l’orsa in paese era perché quando l’orso si avvicinava in paese gli sparavano”. Infatti. Chiamiamola dissuasione. A pallettoni di gomma. Che funzionano abbastanza. Altrimenti che facciamo, chiudiamo tutti gli animali da pascolo, le baite, gli ovili, le persone, i paesi interi dietro recinti elettrificati? Cosa si è fatto invece per evitarlo in questi 30 anni? Come hanno detto i massimi conoscitori e ricercatori della specie, come Luigi Boitani, professore di Zoologia alla Sapienza di Roma, autore di libri e centinaia di contenuti scientifici, e soprattutto uno dei primi profondi studiosi della specie lupo e grandi carnivori, l’orso Marsicano è mite perché nel tempo è stato selezionato dai pastori. Tradotto… quelli invadenti venivano eliminati. E nel tempo si è selezionata una corrente di sangue più remissiva e mite. Ma gli animali, e i lupi insegnano, dopo decine di anni dimenticano. Non vogliamo essere presi per crudeli e cinici. Non parliamo di abbattimenti, ma di DISSUASIONE decisa e costante. Bisogna applicare sistemi consoni senza che le direzioni dei Parchi si debbano giustificare o nascondere. Sta a loro la responsabilità della gestione adatta. Dimostrazione è osservare certi animali nei parchi e quelli in terreno non protetto. Stesse specie, con comportamenti diversi. Addomesticati i primi, selvatici e inavvicinabili i secondi. E non può essere che così. Al proposito riportiamo un commento dei responsabili del Parco d’Abruzzo stesso: “Quando diciamo che per il loro bene gli orsi devono continuare a temerci è esattamente questo il motivo, loro non sono in grado di distinguere chi li ama e chi li odia. Questa però, lo capiamo bene, è una riflessione profonda ed etica che cozza con il mondo “social” che abbiamo creato”. Vorremmo anche rispondere a chi invoca di allargare e fare altri parchi. Non cambierebbe nulla, se non creare altre persone insofferenti al problema. La soluzione è gestire bene, non imbalsamare tutto. D’altronde in una nazione come la nostra dove immondizia, degrado, malcostume sono all’ordine del giorno in ogni città e fuori, sogniamo nei parchi un mondo perfetto? Sarà un cammino lungo, ma che deve tenere conto di quello che abbiamo. Infine, anche se capiamo la confusione e la difficoltà della gente comune, sappiamo bene quanta simpatia possa generare un orso che vi entra in dispensa e arraffa un sacco di mele o una torta e scappa via. Ma non lasciatevi ingannare da chi vi vuole instaurare il pensiero unico animalistico. Noi e loro non siamo uguali. E tutti, la parte sana del protezionismo, quella sana del mondo venatorio, della ricerca e dei semplici appassionati e fruitori, se non cominceranno a emarginare gli estremisti, e coloro che fanno business sopra “la convivenza pacifica”, per lavorare insieme, non si andrà mai da nessuna parte.