Un recente studio su oltre 1.300 specie di fauna migratoria dimostra come queste siano maggiormente sensibili alle variazioni del clima rispetto ai “colleghi” stanziali. Occorre lavorare a una regolamentazione univoca a livello europeo, per impedire concessioni eccessive da parte di alcuni Paesi e garantire la sopravvivenza di tutte le specie
Sulla rivista Nature communications è stata pubblicata una ricerca effettuata su circa 1.300 specie di mammiferi e uccelli migratori. Questi sono stati messi a confronto, per quanto riguarda le abitudini di ciascuna specie, con altre specie non migratrici, evidenziando come queste ultime si sviluppino più rapidamente. I migratori muoiono prima e più giovani rispetto ai colleghi stanziali e, quindi sono molto più fragili e sensibili ai cambiamenti climatici, manifestando maggioire difficoltà a trovare condizioni di riproduzione ottimali. Non a caso i migratori hanno un dispendio di energia maggiore per migrare, ma soprattutto per effettuare la riproduzione e poter garantire alla prole il completo sviluppo, in modo tale che siano pronti per effettuare loro stessi il viaggio verso i luoghi di svernamento. Ecco perché gli sconvolgimenti del clima hanno molta influenza sulla popolazione di ogni specie migratrice. Oltretutto, anche le dimensioni dei selvatici influiscono nella scelta delle diverse rotte di migrazione, in quanto quelli più grandi possono affrontare anche una traversata sul mare, potendo immagazzinare più scorte di grasso necessarie per i voli più lunghi. I più piccoli, invece, devono limitarsi ai percorsi più agevolati, con la possibilità di effettuare più soste intermedie sulla terraferma.
Indubbiamente le specie migratorie rappresentano un grande patrimonio per il settore venatorio, ma anche per tutta l’umanità. Ecco perché studi scientifici, ricerche e associazioni venatorie, devono tutte insieme gestire questo grande patrimonio naturale. Ci rivolgiamo in particolar modo a una gestione a livello europeo, dove regolamenti e tempi di prelievo sono molto differenti fra un Paese e l’altro. Non ha senso essere severi in una nazione e larghissimi di maniche in altre, favorendo poi altrettante migrazioni di cacciatori per approfittare di tali concessioni. Noi cerchiamo di rispettare questo patrimonio non per prelevarne di più ma solo per garantire assolutamente la sopravvivenza in buona salute e in buon numero onde continuare a godere del grande spettacolo della migrazione, per la quale gli uccelli affrontano tempeste, tempo perturbato, insidie naturali e umane di ogni tipo.