Yusuf Dikec è senza dubbio destinato a rimanere scolpito nell’immaginario collettivo come uno dei personaggi di questa Olimpiade di Parigi 2024: ha conquistato, in particolare, la sua fama tramite alcuni post “virali” sui social, nei quali si evidenzia che durante la sua prestazione di gara, che gli ha consentito di aggiudicarsi la medaglia d’argento nel mixed team di P10 con la collega tiratrice Sevval Ilayda Tarhan, non ha fatto uso di occhiali da tiro, né di cuffie, né di altri “orpelli”. Questo e il fatto di avere la mano debole tenuta nella tasca dei pantaloni ha già fatto gridare i più al “miracolo”, un (vice) campione olimpico che riesce a trionfare fidando solo sul proprio talento anziché su orpelli tecnologici. Da questo punto di partenza è partita la narrazione, secondo la quale Dikec sarebbe un semplice meccanico di Ankara, quasi a sottintendere che sia giunto al podio olimpico quasi per caso, senza una specifica preparazione e senza alcuno sforzo, appunto perché un “talento naturale”.
Senza nulla voler togliere alla spontaneità delle immagini, è anche giusto sottolineare, tuttavia, che le vittorie non arrivano “per caso” e che per tutti, in una olimpiade, a fare la differenza non è solo il talento naturale, ma anche tanto allenamento e sacrificio.
Per quanto riguarda l’attrezzatura, occorre sottolineare innanzi tutto che, rispetto ai “colleghi” tiratori delle specialità di carabina, nelle specialità di pistola gli accessori “indispensabili” sono ridotti al minimo: niente giacche da tiro, niente pantaloni “tecnici”, in molti casi anche le calzature sono semplici scarpe da ginnastica (invece Dikec in questo caso sembra avesse scarpe speciali da tiro). I tiratori, poi, spesso prediligono indossare cuffie oppure tappi, non tanto per proteggere l’udito dal fragore degli spari (le armi ad aria compressa sono silenziosissime), quanto piuttosto per isolarsi dai rumori ambientali. È vero che Dikec non indossava le cuffie, ma tuttavia aveva i tappi. Anche questa è una scelta personale, i tappi possono avere un effetto smorzante dei rumori magari inferiore rispetto alle cuffie, ma lasciano molto più liberi i padiglioni auricolari evitando per esempio che insorga un fastidioso surriscaldamento della zona circostante e/o che si resti infastiditi dal pur lieve senso di costrizione apportato dall’elasticità dell’archetto della cuffia. In una intervista a Turchia today, infatti, Dikec ha proprio confermato che il suo “outfit” di gara è funzionale a garantirgli il massimo comfort, aggiungendo anche che sparando con entrambi gli occhi aperti, non trova ottimale l’impiego degli specifici occhiali da tiro (che infatti, normalmente, coprono uno dei due occhi e prevedono una lente per il solo occhio dominante). La “mano in tasca” è anch’essa qualcosa di assolutamente normale: anche per una questione di bilanciamento, i tiratori di pistola non lasciano il braccio debole penzoloni, bensì agganciano la mano alla cintura oppure, appunto, alla tasca. A proposito, infine, dell’aspetto “rilassato”, anche in questo caso Dikec ha tenuto a precisare nell’intervista al suo quotidiano nazionale: “Potremmo sembrare rilassati, ma dentro siamo nel mezzo di una tempesta”.
Arrivato per caso all’Olimpiade? Anche no: Dikec è entrato nella gendarmeria turca nel 2000 e, dal 2001, ha iniziato a praticare il tiro agonistico con la pistola, entrando nel gruppo sportivo della gendarmeria e iniziando a competere sia a livello di competizioni militari, sia a livello di squadra sportiva nazionale. Il suo palmarés è decisamente di rilievo, al Campionato europeo di Osijek del 2013 ha conquistato la medaglia d’oro individuale di Pistola standard e Pistola grosso calibro, nonché la medaglia d’oro a squadre in grosso calibro; oro in entrambe le specialità anche nel Mondiale Issf di Granada del 2014. Per quanto riguarda l’Olimpiade, questa è la sua quinta edizione (2008, 2012, 2016, 2020 e 2024), è la prima volta che arriva a podio e la sua è stata la prima medaglia olimpica conquistata dalla Turchia nel tiro a segno.