«Con il decreto legge sulle armi, approvato il 15 giugno scorso dal consiglio dei ministri», ha dichiarato il sottosegretario all’Interno, Carlo De Stefano, «è stata delineata una disciplina che colma quel vuoto normativo».
E pensare che ci avevano garantito che il sottosegretario all’Interno, Carlo De Stefano, si era preso a cuore il destino del settore armiero, partecipando in prima persona, cosa poco consueta, a una riunione al ministero, nel corso della quale aveva dato ampio spazio alle richieste delle associazioni di categoria (Anpam, Assoarmieri e ConArmI).
Delle due, l’una: o le associazioni non si sono spiegate bene o il sottosegretario De Stefano è un po’ confuso. Sì, perché è davvero troppo anche per i più pazienti leggere che il decreto legge numero 79 del 20 giugno 2012 (misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'amministrazione dell'interno, nonché in materia di fondo nazionale per il servizio civile), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 142 del 20 giugno, “ha colmato un vuoto normativo” e che con il ruolo assegnato al banco di prova “sarà potenziata l’azione di prevenzione e di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo” e che “oltre alla certezza giuridica, tale meccanismo di accertamento garantisce maggior sicurezza per la collettività”.
Ma sottosegretario, ma che dice! Ma chi è il suo consulente! Terrorismo? Criminalità organizzata? Ma che c’entrava il catalogo nazionale con la lotta al terrorismo? Ci risiamo con i farneticanti teoremi in stile “la Repubblica”? Sarà mica, per caso che?!?
Lo sa, sottosegretario, qual è la verità? È che non avevamo bisogno di nessun decreto e che così facendo non “saranno soddisfatte le aspettative di un importante settore produttivo” come qualcuno le ha suggerito di scrivere sul sito del ministero dell’Interno. Sarebbe stato sufficiente che le “sue” questure, a partire dal 1° gennaio scorso, avessero iniziato a rilasciare le licenze di importazioni di armi comuni, seguendo le prescrizioni delle normative italiane vigenti, in grado ampiamente di garantire la sicurezza pubblica. Insomma, governo politico o governo tecnico, la musica non cambia! E anche questa volta si è persa un’occasione d’oro per parlare onestamente a un pezzo prestigioso del nostro made in Italy e a centinaia di migliaia di cittadini appassionati (che non sono terroristi…).