Il Banco di prova nazionale registra la ripresa delle produzioni armiere italiane. Giugno il mese della svolta col segno positivo del 13% rispetto al 2019. E nei prossimi mesi tutti lavoreranno “ad alta intensità”
Il presidente del Banco nazionale di prova, Aldo Rebecchi, trasmette ottimismo: nei primi sei mesi del 2020 la contrazione delle armi provate è del 27,97%, ma già giugno ha fatto registrare il segno positivo per il 13%. In crescita tutte le tipologie di armi con performance straordinarie per semiautomatici e pompa, pistole e revolver a salve, ma soprattutto express e combinati. A luglio saranno bancate probabilmente 70 mila armi, a livello del luglio record dell’anno scorso. «Secondo notizie provenienti dagli operatori, i mesi di luglio, agosto e settembre dovrebbero essere ad alta intensità lavorativa», afferma Rebecchi. «Riteniamo perciò opportuno posticipare la stesura del bilancio di controllo al 30 settembre, confidando nel fatto che l’estensione del periodo possa fornire qualche dato maggiormente attendibile sulla previsione di chiusura dell’anno».
Sono stati mesi difficili, quelli del lockdown, anche per il Banco nazionale di prova: a marzo le armi bancate erano sotto del 58% rispetto al 2019, ad aprile il segno meno è stato del 72%, del 26% in maggio. Il Banco ha fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria Covid-19 per il personale, ma non ha praticamente mai chiuso i battenti, adottando tutte le cautele previste. Attualmente ha dovuto addirittura assumere tre addetti e dovrà probabilmente fare ricorso a ore di straordinario. «Ci risulta che alcune aziende, come Beretta e Benelli, restringeranno le ferie di agosto, dunque anche noi dovremo adeguarci, restando chiusi solo dal 10 al 21 di agosto», conferma Rebecchi. «Contiamo a fine anno di contenere le nostre perdite al 10% e comunque di chiudere il bilancio in parità. Questo significa che anche i numeri delle armi provate dovranno crescere notevolmente nel secondo semestre 2020. Non aumenteremo comunque le tariffe, che sono le più basse al mondo considerando i numero del Banco italiano».
Il segnale è molto positivo e significa che gli ordini non sono stati cancellati, ma solo ritardati. È ipotizzabile si tratti soprattutto della richiesta degli Stati Uniti o di altri Paesi storicamente clienti delle armi italiane. «Occorre ricordare che il 95% delle armi provate al Banco vengono poi esportate in tutto il mondo e che per le armi militari non è prevista la bancatura», spiega il direttore del Banco, Emanuele Paniz, al quale Rebecchi tributa un plauso per l’ottimo lavoro. «Queste armi sono per la maggior parte sportive, per caccia e civili in genere. Solo una piccola aliquota per difesa personale. Di queste armi, 35 mila restano in Italia e un terzo sono quelle importate».