Decreto De Castro kaputt
Il vicepresidente della camera dei deputati, Pierluigi Castagnetti, ha riferito all’aula che, nel corso dell’odierna conferenza dei presidenti di gruppo, il governo ha annunciato di non voler insistere nella conversione in legge del decreto legge n. 251 del 2006 recante disposizioni urgenti per assicurare l’adeguamento della normativa nazionale alla direttiva 79/409/Cee in materia di conservazione della fauna selvatica. Come è noto, quindi, trascorsi 60 giorni dall’…
Il vicepresidente della camera dei deputati, Pierluigi Castagnetti, ha riferito
all’aula che, nel corso dell’odierna conferenza dei presidenti di gruppo, il
governo ha annunciato di non voler insistere nella conversione in legge del
decreto legge n. 251 del 2006 recante disposizioni urgenti per assicurare l’
adeguamento della normativa nazionale alla direttiva 79/409/Cee in materia di
conservazione della fauna selvatica. Come è noto, quindi, trascorsi 60 giorni
dall’emanazione senza essere convertito in legge, il decreto decade senza
esplicare effetti.
Secco il commento di Osvaldo Veneziano, presidente Arcicaccia: «Non c’è bisogno
della sfera di cristallo per sapere quali problemi si apriranno con la
decadenza del decreto. Non ci pare che sia da buoni governanti attendere il
caos prima di intervenire, per mimetizzare che su questi temi il governo è
senza maggioranza, malgrado il programma concordato. Prevenire è un dovere di
chi governa, così come trovare soluzioni collegiali e concordate quando si è
alla guida di un Paese».
Il ministro per l’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio è ancor più lapidario: «Per
il futuro spero che riusciremo a essere più resistenti nei confronti delle
lobby».
Molto positivo il commento di Maria Cristina Caretta, presidente Confavi: «il
mondo venatorio ha vinto una determinante battaglia non solo in difesa dei
diritti di tutti i cacciatori, ma anche in difesa della Costituzione italiana e
delle competenze dalla stessa attribuite alle regioni italiane. L’essere
riusciti a far ritirare il decreto “ammazza diritti dei cacciatori” è un
risultato che si è potuto conseguire soprattutto per la capacità del mondo
venatorio di far quadrato e di privilegiare le ragioni che uniscono a quelle
che dividono. La stessa creazione del Coordinamento delle Associazioni
Venatorie Italiane, più volte auspicata ed invocata dalla Confederazione delle
Associazioni Venatorie Italiane, è stata la carta vincente che ha dimostrato
che quando i cacciatori si uniscono in difesa della comune passione, possono
vincere la demagogia e l’integralismo delle frange animal ambientaliste. La
storica manifestazione nazionale di Roma del primo settembre ha rappresentato
una pietra miliare per il mondo venatorio italiano che ha saputo manifestare il
proprio dissenso in modo civile, democratico, ordinato, mantenendo quella
compostezza e quel senso civico che è proprio di una categoria che non chiede
nulla alle istituzioni se non il rispetto dei propri diritti e la possibilità
di esercitare la propria passione con gli stessi diritti e gli stessi doveri
previsti per gli altri sette milioni di cittadini cacciatori europei». Dello
stesso avviso l’europarlamentare Sergio Berlato, che ha aggiunto: «Adesso
bisogna lavorare per rimuovere le motivazioni che hanno portato alla
sospensione delle cacce in deroga, in modo tale da consentirne la corretta
applicazione nel rispetto delle direttive comunitarie e delle tradizioni
venatorie italiane».
L’Anuu migratoristi va oltre: «Qualche piccolo insegnamento lo dovremmo allora
trarre da questa abbastanza confusa vicenda, che ha suscitato apprensioni e
allarmi, travolgendo con aria di tempesta i preparativi della stagione
venatoria 2006/2007, che andava a incominciare. Innanzitutto, chiediamoci
perché un decreto legge che era stato tanto sbandierato come assolutamente
urgente e necessario, è stato poi affossato – ci sembra, con ben pochi rimorsi
– anche con il contributo decisivo di una parte consistente della maggioranza
che governa l’Italia. E che dire dei famosi contributi comunitari alle aziende
agricole che sarebbero andati perduti senza l’intervento immediato del Governo?
Chi può onestamente credere che anche un solo politico si sarebbe preso la
responsabilità di provocarne la perdita, per finire sul banco degli imputati?
E’ chiaro che, in riferimento alla caccia, si trattava di un’autentica
“bufala”, perché le buone pratiche agricole in applicazione della nuova PAC,
maggiormente da attuarsi all’interno delle ZPS, nulla hanno a che spartire con
l’attività venatoria».