La casa di caccia di Carditello nel degrado

Il Real sito di Carditello (Caserta), ovvero lo scempio in mostra domenica scorsa, in occasione dell’apertura straordinaria promossa dalle associazioni «Siti Reali » e «Italia Nostra» con la Soprintendenza ai Beni artistici. Uno shock per le migliaia di persone che l’hanno visitato. Realizzato dall’architetto Collecini per volere di Ferdinando IV, oggi è il simbolo del degrado. E cade a pezzi, nonostante l’intervento di recupero di alcuni anni fa. Perché è stato depre… Il Real sito di Carditello (Caserta), ovvero lo scempio in mostra domenica scorsa, in occasione dell’apertura straordinaria promossa dalle associazioni «Siti Reali » e «Italia Nostra» con la Soprintendenza ai Beni artistici. Uno shock per le migliaia di persone che l’hanno visitato. Realizzato dall’ architetto Collecini per volere di Ferdinando IV, oggi è il simbolo del degrado. E cade a pezzi, nonostante l’intervento di recupero di alcuni anni fa. Perché è stato depredato delle sue ricchezze, marmi, affreschi, suppellettili, camini: persino lo scalone è stato divelto e i pavimenti staccati. E come se non bastasse, c’è il pericolo che venga venduto all’asta e che finisca nelle mani di chissà chi. Ipotecato a causa della gravissima situazione debitoria che il Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, proprietario del sito, ha con il Banco di Napoli (si parla di 27 milioni), se non si interverrà entro il mese di ottobre, quando è stata fissata l’udienza di pignoramento, la sua cessione sarà inevitabile. «E temo molto per la qualità dei suoi eventuali acquirenti» afferma Alfonso De Nardo, da qualche giorno commissario del Consorzio. Senza contare che «lo stato di abbandono in cui versa», avverte il direttore generale del Consorzio, Antonio De Chiara, «finirà per provocare anche danni strutturali». Mentre la sua spoliazione rischia di continuare. «È di qualche settimana fa il tentativo, scongiurato in extremis, di asportare il cotto del pavimento» denuncia la presidente di Italia Nostra Caserta, Maria Carmela Caiola. Il sito, infatti, non ha un custode. «Abbiamo solo potuto stipulare un contratto con una società di vigilanza che assicura il passaggio di una squadra sei o sette volte per notte e predisporre un sistema di allarme », spiega De Chiara. Ma ancora non basta. «Per quanto è esteso il sito, altro che custode, lì ci vorrebbe una compagnia di alabardieri» dice De Nardo. «L’unica possibilità di salvezza per Carditello – aggiunge – è una transazione con il Banco di Napoli ». Nell’attesa si mobilitano associazioni di volontariato e privati cittadini. «Salviamo Carditello», il manifesto-appello (pubblicato su facebook e consultabile sul sito carditello.wordpress.com) lanciato da «Siti reali» e da «Italia nostra», verrà presto presentato al Presidente Napolitano. «È urgente scongiurare la vendita di Carditello» dice la Caiola. «Confidiamo che l’assessore regionale Nappi, intervenuto all’iniziativa di domenica, recepisca l’appello firmato da migliaia di cittadini. Il monumento attende, infatti, di essere ac­quisito dalla Regione dal 2007, secondo quanto stabilito dalla Legge finanziaria dello stesso anno».