Lupo: declassato ma… aggressivo!

Nuova aggressione da parte di un lupo a un allevatore nel Fiorentino. Nel frattempo gli animalisti si stracciano le vesti per il declassamento europeo della specie

Notizia passata in sordina e pubblicata solo di sfuggita: un allevatore, sulle colline di Lastra a Signa (Fi), ha subito l’aggressione di un lupo che lo ha ferito in modo piuttosto grave. Stava effettuando il solito giro di sera attorno alla sua rimessa per cavalli quando ha dichiarato di essersi sentito tirare per una gamba provando subito un male fortissimo. Ha provato a reagire ma il dolore era tanto e, nonostante i suoi tentativi, l’animale ha continuato a rimanere attaccato alla sua gamba. Le grida però hanno richiamato il suo cane, un lupo cecoslovacco, che è intervenuto azzuffandosi col lupo. A quel punto si è staccato e lui si è trascinato verso casa dove è stato soccorso successivamente da una amica. Portato all’ospedale ha una prognosi di sette giorni per i morsi riportati. Dichiara inoltre: “Un nostro vicino ha messo le fototrappole e ha censito due branchi, uno da nove elementi, l’altro da quattro. In più c’è questo solitario che gira per questi paraggi”. Anche il sindaco del paese di Lastra a Signa, Emanuele Caporaso, è intervenuto denunciando le diverse segnalazioni. Naturalmente nessuna associazione animalista ha evidenziato neppure con una piccola nota l’accaduto. Lo ripetiamo ormai da anni: per salvaguardare i lupi, e indirettamente le persone, i lupi debbono tornare ad aver paura dell’uomo. Come tutti gli altri animali selvatici. Che nel momento in cui capiscono che l’uomo non li insidia più, vagano tranquilli per paesi e città. E che la cosa si sia cominciata a capire lo testimonia la creazione di una task force di carabinieri forestali addestrati nel tiro proprio per dissuadere praticamente lupi ed orsi eventualmente. La bontà e la fratellanza non è cosa da applicare agli animali selvatici. Che rimangono grandi proprio per questo. Inavvicinabili e col cervello a posto. Proprio come non li vuole l’animalismo nostrano. Il quale in questi giorni si dispera per il declassamento del lupo da specie rigorosamente protetta a protetta. Tutti stanno gridando al ritorno della caccia indiscriminata, allo sterminio di una specie già sottoposta nel tempo a stragi programmate e addirittura autorizzate a pagamento. Il problema lupo nasce nel passato, ma molto passato, in quanto se ne parla in editti fin da Carlo Magno. Perché fino al secondo dopoguerra, il lupo voleva dire fine di una famiglia. Le popolazioni erano strettamente legate all’integrità del proprio, e a volte piccolissimo, gregge, all’unico asino che garantiva di lavorare portando legna, i propri manufatti e merci da vendere. O l’unico maiale, pascolato spesso dai bambini, per avere da mangiare l’anno successivo. L’alternativa alla mancanza di questi animali era la morte. Per fame, malattie e impossibilità di avere qualunque altro sussidio. Molto diverso oggi il suo significato. Il lupo è giusto che ci sia, come ci sono tutti gli altri animali. Ma l’animalismo, e gli animali iconici come lupi, orsi, aquile e cervi ultimamente, che prima di quelli abruzzesi nessuno sapeva nemmeno l’esistenza, sono diventati un vero business. Non sono più relegati solo nei boschi, ma procurano soldi sonanti mediante la gestione di parchi, di video, di foto da pubblicare, gite di ascolto del bramito che nessuno, tranne i cacciatori, sapevano nemmeno chi lo facesse. Visite guidate per vedere l’orso, camminate sulla neve con racchette per rompere le scatole ad animali che centellinano le loro scorte di grasso, ma che fuggendo fanno fare grida di gioia i tanti guidati dai nuovi wilderness men che li vendono sui social. E nessuno dice nulla. Il portavoce di una associazione salvalupi, infatti, ha affermato: “il lupo non è solo un animale: è il simbolo di ciò che siamo capaci di proteggere”. Il bello è che le associazioni tutte invocano la scienza per non compromettere il suo status. Ma è proprio la scienza che lo ha decretato, osservandone stato e ottima espansione. Oltretutto l’Italia è forse l’unico Paese che non deve avere nessuna preoccupazione. I lupi ci sono, tanti, anche ibridati. Angelo Bonelli, parlamentare di Alleanza Verdi e sinistra, grida alla “lobby degli armieri e dei cacciatori…vogliono uccidere tutto ciò che si muove nei boschi e nei campi, purché non sia umano, e a volte sparano anche agli umani…sono i nuovi barbari, che vogliono un mondo senza animali”. Parole che, più che insensate, appaiono disperate. Cercando ancora una volta di mettere l’attività venatoria come responsabile del provvedimento. Non ci provi, onorevole Bonelli. Noi non siamo interessati, né ci manca il lupo. Se si è salvato lo si deve anche a noi. E la si smetta di enfatizzare che il lupo mantiene l’equilibrio faunistico. Questo lo manteniamo noi con la caccia di selezione. Altrimenti in Italia ci dovrebbero essere milioni di lupi per sostituirci. E sarebbe la fine di tutta la fauna. Le sue prede sono piccoli o piccolissimi cinghiali, piccoli di altri ungulati, men che mai adulti, né maschi né femmine. Che sanno difendersi troppo bene. Il lupo che lo sa, trova tanto più facili, mica fesso, pecore nelle campagne, cani, gatti, nutrie e monnezza varia che i suoi amici umani lasciano in giro ovunque.