“Se non avesse avuto l’arma, probabilmente non avrebbe ucciso ma alla famiglia chi ha rilasciato il Porto d’armi non deve nulla”. Recita così la sentenza emessa dal tribunale di Venezia sul caso dell’omicido di Silvano Pellizzari, la guardia giurata freddata dall’ex collega Giorgio Garbin. Quest’ultimo sorpreso nel piazzale della Magneti Marelli di Arzignano durante un furto non ha esitato a sparare all’ex collega. Era il 1998. Garbin, assistito dall’avvocato Giuseppe Fucito, era stato condannato a otto anni con rito abbreviato beneficiando della riduzione della pena per l’infermità mentale. Dopo aver scontato la pena detentiva a Montelupo Fiorentino, era tornato in libertà. È poi stato arrestato di nuovo lo scorso giugno per tre rapine a mano armata.
La vedova Pelizzari, che aveva ottenuto un risarcimento esiguo, aveva promosso una causa civile chiedendo un risarcimento di 800 mila euro a Ausl 5, prefettura e ministero degli Interni, il primo caso in Italia. Ricorrerà in appello.
La convinzione della famiglia è che se non avesse avuto quella pistola non avrebbe ucciso il loro congiunto. Ci sarebbero stati errori di valutazione: per due volte i carabinieri di Valdagno avevano dato parere negativo alla richiesta di Porto d’armi. La prefettura però aveva deciso diversamente. Il giudice Maria Grazia Balletti riconosce il nesso di casualità adeguata: “Si può ravvisare il nesso di casualità tra la concessione del Porto d’armi e il successivo omicidio… la prefettura ha acquisito le informazioni presso gli organi deputati. I carabinieri hanno rilevato la presenza di un procedimento pendente per furto e in seguito la modifica della situazione con la mancanza di precedenti. La regolarità della condotta va quindi esaminata secondo le risultanze degli atti al momento in cui furono offerte le informazioni, limitandosi a recepire anche le valutazioni mediche“. E ancora: “La commissione medica ha dato una sua valutazione sulla base di un precedente episodio psicotico, per il quale (Garbin) era stato ricoverato per ingestione di ammoniaca. Il medico… ha riferito che il fatto… era stato soppesato e che si era ritenuto potesse essere monitorato con controlli periodici per il paziente affetto da sindrome di borderline ma che non c’era fondatezza per ritenere il soggetto inadeguato secondo i criteri del ministero della Sanità e in ogni caso l’episodio non rappresenteva pericoli per gli altri“. Nessuna responsabilità quindi nemmeno per il ministero. Anche se il rilascio della licenza ha “causato” l’omicido, anche se il Garbin era affetto da sindrome di borderline, e includendo un possibile errore su un precedente per furto, anche se c’erano due pareri negativi dei carabinieri sul rilacio del porto d’armi, non ci sono responsabilità.