Impresa di Alessandria, provate a chiedere ai nostri ragazzi se sanno di cosa stiamo parlando: ne avrete in risposta uno sguardo parallelo, e questo non per colpa loro ma, al solito, per certa scuola e televisione che parla di memoria solo quando si tratta di tragedie (spesso in chiave antitaliana) e non quando si ricorda l’eroismo, il coraggio e il valore militare.
Un piccolo segnale in controtendenza arriva dal film, attualmente in lavorazione, sul comandante Salvatore Todaro e il sommergibile Cappellini, con protagonista l’attore Pierfrancesco Favino: il sospetto è che, nonostante l’eroismo combattivo del personaggio storico, alla fine, si possa rivelare la consueta pellicola permeata dalla solita retorica piagnona-antimilitarista all’amatriciana, alla quale siamo ben assuefatti. Ma staremo a vedere.
Comunque, erano passati più di dieci anni dalle prime segnalazioni, ma niente da fare: una reliquia del nostro passato militare più glorioso continuava a restare lì, all’aperto, divorata dalla ruggine, fra le erbacce di un inaccessibile bastione della Fortezza Santa Barbara a Pistoia.
Anche noi di Armi e Tiro ci siamo spesi per salvare la mitragliera antiaerea binata Breda Modello 31 da 13,2 mm del leggendario sommergibile Scirè, la prima nave italiana a ricevere la Medaglia d’oro al valor militare per la famosa “Impresa di Alessandria”.
Questa mitragliera pesante era impiegata sui sommergibili con un particolare tipo di impianto binato a scomparsa, che in navigazione veniva calato in un compartimento a tenuta stagna nella falsa torre.
Ne sarebbe comunque rimasto un mucchietto di scaglie rossastre se non si fosse intervenuti con un restauro urgente, come era stato già sollecitato più volte dalle associazioni Betasom e Marinai d’Italia (Anmi).
Nella giornata delle Forze armate (forse presto, di nuovo, Festa nazionale a tutti gli effetti grazie alla petizione del comitato Pasquale Trabucco) arriva la bella notizia dell’avvenuto restauro del cimelio, realizzato grazie al finanziamento del Rotary Club di Montecatini Terme e Pistoia. L’intervento è stato eseguito dalla ditta Fedeli Restauri di Firenze, che ha pulito le parti deteriorate e ha apposto una vernice protettiva. Lascia un po’ perplessi che l’arma sia rimasta, nuovamente, all’aperto: in un primo momento era prevista anche una copertura a protezione, ma la Sovrintendenza ha ritenuto di non farla installare. Vigileranno sul suo stato di salute i soci del Gruppo Anmi.
La Breda, oggi riposizionata in loco, sul bastione, era stata smontata dal relitto nel 1984, dopo una pietosa spedizione del Comsubin che recuperò, a 35 m di profondità, davanti al porto di Haifa (Israele) oltre ai resti di 42 marinai, anche alcune parti dello scafo che oggi sono conservate all’interno del Sacrario delle Bandiere a Roma, presso il Vittoriano. Altre reliquie dello scafo sono conservate al museo navale di La Spezia.
Quel sommergibile è, infatti, il simbolo di un’Italia che non molla la quale, con scarsi mezzi, genio inventivo, pervicacia e coraggio oltre le possibilità umane riesce a ottenere risultati strabilianti.
Lo Scirè fu adattato per trasportare i famosi “maiali”, i Siluri a lenta corsa che, come noto, venivano guidati da due operatori muniti di respiratori subacquei fin sotto le navi nemiche per applicare sotto la loro chiglia una carica esplosiva. Furono impiegati dalla X Flottiglia Mas della Regia marina italiana durante la seconda guerra mondiale per azioni di sabotaggio contro navi nemiche, spesso ancorate in porti militarmente difesi. Fin dal 1940, lo Scirè fu impegnato contro le cacciatorpediniere inglesi ormeggiate nella base di Gibilterra, ma dovette far fronte a una serie di imprevisti e malfunzionamenti che fecero fallire varie missioni.
Tuttavia, il sistema d’arma poteva funzionare: era solo questione di applicare migliorie tecniche, continuare l’addestramento e insistere. Nel settembre 1941 arrivarono i primi successi, con un incrociatore e una nave cisterna britannici affondati o danneggiati gravemente, ma la missione più famosa fu condotta in dicembre contro la base di Alessandria d’Egitto, quando i Maiali riuscirono a penetrare nel porto, sorpassando mine e recinzioni subacquee e a far saltare in aria due corazzate, la Valiant e la Queen Elizabeth, e altre due navi inglesi. I nemici se la legarono al dito e, quando nel 1942 lo Sciré, sotto il comando del capitano di corvetta Bruno Zelik, si diresse verso il porto di Haifa, allora base britannica, oggi nel territorio di Israele, gli tesero un’imboscata intercettando le comunicazioni condotte con il sistema di crittografia tedesco “Enigma”.
Danneggiandolo con le bombe di profondità, costrinsero lo Scirè a salire in superficie dove poi fu finito a cannonate, affondando prima che l’equipaggio potesse mettersi in salvo. Infine, con un’ultima passata di bombe uccisero anche i pochi sopravvissuti rimasti vivi all’interno dello scafo. Fu una vera esecuzione, ma non tale da scalfire una delle pagine più gloriose della storia marinara di tutto il mondo.