Ben 92 senatori del Pdl (su un totale di 134), primo firmatario Franco Orsi (in foto), hanno sottoscritto un documento contrario alle proposte del ministro Michela Brambilla riguardo all’abolizione della caccia. “Riteniamo”, scrivono, “che la caccia rappresenti una componente della nostra tradizione e della cultura locale, oltre ad avere un importante impatto dal punto di vista economico. Perciò non voteremo le proposte sulla caccia di Brambilla, qualora giungessero nell’aula del senato”. Una presa di distanza che arriva a due giorni dalla presentazione alla Camera di un disegno di legge trasversale, firmato da parlamentari di diversi schieramenti, che chiede l’abolizione dell’art. 842 del Codice civile, quello che consente ai cacciatori di accedere anche ai fondi privati nell’esercizio dell’attività venatoria. Una deroga pensata in origine per consentire la pratica della caccia a chiunque, anche a chi non dispone di terreni privati in cui esercitarla, ma che oggi il fronte animalista considera anacronistica.
Il disegno di legge ha creato subbuglio nell’intera maggioranza. La Lega, che pure ha tra le proprie fila il sottosegretario animalista Francesca Martini, è tra i partiti che hanno maggiormente a cuore la questione. «Il ministro Brambilla lasci stare i cacciatori e pensi di più alle questioni che riguardano il suo ministero», ha commentato il senatore leghista Lorenzo Bodega. «I cacciatori e la caccia sono una risorsa del nostro territorio, forse il ministro farebbe bene a pensare alle migliaia di famiglie e alle imprese che vivono grazie alla caccia e al suo indotto». Critico anche il senatore del Pdl Valerio Carrara, responsabile nazionale del dipartimento Caccia del Pdl: «Mi chiedo a chi giovi questo modo di fare se non alla lobby animal-ambientalista che non ci ha mai votato e continuerà a non farlo. Così facendo si disperde quel patrimonio di consensi, sinora riservati in gran parte al centro-destra, del mondo venatorio e del suo indotto. È un atto di incoscienza politica».
«Il grande clamore che accompagna le dichiarazioni sulla caccia del ministro Brambilla denota l’evidente stato di difficoltà in cui si trova il mondo venatorio e i suoi pochi sostenitori», ha però detto la deputata Pdl Gabriella Giammanco, componente del Comitato ministeriale per un’Italia “animal friendly”, tra i firmatari del progetto di abolizione dell’art. 842. «Le polemiche di questi giorni – ha aggiunto – sono fuori luogo e denotano un preoccupante sentimento di intolleranza. La nostra proposta, una volta diventata legge, non farebbe altro che introdurre garanzie per la tutela della proprietà privata dei cittadini. I cacciatori dotati di licenza, che in Italia sono solamente 750.000, hanno il diritto di cacciare ma è giusto che questo diritto non leda il diritto altrui alla proprietà privata e il diritto alla propria sicurezza e a quella dei propri cari. Su questi punti credo che nessuno possa fare delle obiezioni».
«La mia battaglia è dettata anche da un obbligo istituzionale», ha detto la Brambilla dai microfoni di SkyTg24 Pomeriggio. «Tra le mie deleghe vi è anche quella per il rilancio dell’immagine dell’Italia, in un contesto europeo dove è mutata la coscienza di rispetto degli animali e dei loro diritti. È chiaro che l’Italia non può rimanere indietro, dobbiamo essere un faro, un’eccellenza anche sotto questo profilo». Per il vicepresidente di Federcaccia, Massimo Buconi, a sua volta presente negli studi di Sky, l’Italia è tuttavia «il Paese Ue che ha le norme più restrittive in materia di caccia» e in ogni caso «le sole specie cacciate sono quelle non in via di estinzione». Concetti che non hanno convinto il ministro: «I cacciatori fanno scempio di un patrimonio, la fauna, che è di tutti. Sono una minoranza, non possono rivendicare tutele in spregio ai sentimenti della maggior parte dei cittadini italiani».